Filosofia Estetica Applicata: differenze tra le versioni

Da Filosofia Estetica Applicata.
(Lo spaziotempo relativo delle sensazioni)
(Lo spaziotempo relativo dei colori)
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Niente è casuale in natura, anche i colori riferiti alle onde elettromagnetiche manifestano i loro significati
 
Niente è casuale in natura, anche i colori riferiti alle onde elettromagnetiche manifestano i loro significati
 
spaziotemporali.
 
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Non c’è niente di più “libero” in natura delle onde elettromagnetiche che viaggiano nel Cosmo.
 
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Se un movimento si relativizza verso la medesima direzione spaziotemporale delle onde elettromagnetiche
 
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che compongono la luce, le onde poste dietro di noi si estendono facendoci percepire il '''colore rosso''' dello spettro elettromagnetico; quelle davanti a noi si comprimono facendoci percepire il '''colore azzurro''';
 
che compongono la luce, le onde poste dietro di noi si estendono facendoci percepire il '''colore rosso''' dello spettro elettromagnetico; quelle davanti a noi si comprimono facendoci percepire il '''colore azzurro''';
 
le onde stazionarie, che viaggiano insieme a noi, ci fanno invece percepire il '''colore giallo'''.
 
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Ogni colore fa riferimento alla sua ampiezza d’onda.
 
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<center>'''Azzurro = Futuro = Avvenire = Aspirazioni'''</center>
 
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Sono questi i significati spaziotemporali dei colori fondamentali con i quali la natura dipinge le sue configurazioni. È questo il significato dei colori che riempiono la tavolozza degli artisti e, inconsapevolmente, anche la mente di chi osserva.
 
Sono questi i significati spaziotemporali dei colori fondamentali con i quali la natura dipinge le sue configurazioni. È questo il significato dei colori che riempiono la tavolozza degli artisti e, inconsapevolmente, anche la mente di chi osserva.
  
 
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=== '''Lo spazio separato dal tempo''' ===
 
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Versione delle 11:20, 11 mar 2016

  • 10 Galleria
  • la bellezza

    (la rappresentazione esteriore dell’amore)

    Questo è il sito che sintetizza la ricerca artistica ove l’autore rivela il significato dei segni estetici rappresentativi di qualsiasi oggetto naturale fisico o vivente e creato dall’uomo; questi segni scaturiscono direttamente dalla fonte primigenia di ogni rappresentazione visibile e invisibile e di ogni conoscenza cioè dall’ increato "dio" dell’Energia , scoperto e rappresentato dallo stesso autore.
    (www.ladottrinadellaragione.it).

    Nel "dio" dell’Energia, universale della filosofia, spaziotempo assoluto della fisica tradotto in parola e verbo, si riscontra la razionalità di chi desidera avvalersi della vera “filosofia estetica” da applicare all’arte, all’architettura e alla bellezza del paesaggio. Tale filosofia, fondata sul significato letterale dei segni estetici, permette all’uomo una consapevole e profonda riflessione sulla bellezza rappresentata da un oggetto naturale o sulla bellezza da rappresentare con l’oggetto da creare. Prima di questa “filosofia estetica” l’uomo ha rappresentato la bellezza sulla base della sua sensibilità creativa; poi, dopo aver tradotto lo spaziotempo fisico in linguaggio, in parola e verbo e convertito le percezioni della coscienza in esperienze della ragione, la sua soggettiva sensibilità estetica si è arricchita di oggettività.

    È la sensibilità estetica oggettiva cioè l’uso libero dei segni estetici rappresentati da dio e dall’uomo che annichilisce l’incertezza creativa vissuta dagli artisti e architetti prima, durante e alla fine della loro opera.

    L’uomo avendo conciliato il linguaggio lessicale con la rappresentazione, può consapevolmente arricchire in modo naturale la bellezza rappresentata da ogni suo prodotto creativo.


    Introduzione


    Per l’uomo sarebbe stata un’impresa impossibile esprimere e disegnare consapevolmente la bellezza dell’amore di "dio" se la natura non gli fosse venuta incontro, rappresentando attraverso l’incommensurabile varietà fisica e biologica degli organismi viventi i segni estetici della bellezza. L’uomo primitivo, infatti, osserva il proprio corpo e la natura che lo stupisce e crede sia bello ciò che lo meraviglia. Ciò che crede bello, lo indossa per rendere attraente il proprio corpo e lo rappresenta con le primitive manifestazioni dell’arte.


    L’uomo, che ha iniziato il suo viaggio nell’universo, si riproduce biologicamente scegliendo il bello di se stesso, e con l’arte cerca di rappresentare l’idea universale di bellezza. Il suo corpo è la testimonianza visiva dell’evoluzione estetica avvenuta nel corso dei millenni; i suoi volumi, le sue superfici, i suoi segni, liberi, belli e seducenti sono stati selezionati inconsapevolmente dalla coscienza dell’uomo stesso, nata a immagine e somiglianza di "dio", “coscienza fisica”. L’uomo, pur riconoscendo tutto il valore della bellezza, prima della scoperta rappresentativa di "dio" non è mai riuscito a rappresentarla con la piena consapevolezza della ragione. Sono trascorsi i millenni e accanto all’arte è apparsa la scienza fisica. L’arte, rappresentando le percezioni della coscienza (esperienze simboliche rappresentative dello spaziotempo), può disegnare l’idea universale di bellezza; la scienza fisica, portando le esperienze della ragione agli estremi limiti, scopre un’entità invisibile ed eterea simile al Pensiero: l’Energia madre di "dio", padre dell’universo, il quale “disegna” con la bellezza tutta la natura visibile e invisibile. L’artista finalmente libero dalla “materialità”, con l’“energia” creativa del Pensiero, disegna il “pensiero” increato dell’Energia, cioè dio, e con esso giunge alla rappresentazione consapevole della bellezza.


    Prima di conoscere e rappresentare i segni estetici che convertono le percezioni della coscienza in esperienze visive della ragione, l’arte ha chiarito che nel cosmo esistono due divinità similari spontaneamente nate in assenza di volontà, l’increato "dio" dell’Energia e l’increato Dio del Pensiero.

    Il "dio" dell’Energia o “coscienza fisica”, testimoniato da ogni “particella” elementare, agisce nel limitatamente piccolo dell’universo; il Dio del Pensiero o coscienza umana, testimoniato dall'intelletto dell’uomo, agisce nella luce dell’immensamente grande dell’universo.

    La loro similitudine dipende dall’appartenere alla stessa categoria; entrambe le divinità o coscienze sono increate, sono quindi natura, e il loro “linguaggio” è rappresentativo dello spaziotempo.

    L'increato "dio" dell’Energia, con il sacrificio di se stesso, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine (“particelle” elementari) rappresenta lo spaziotempo di ogni oggetto naturale visibile e invisibile e di tutti gli esseri viventi; l'increato Dio del Pensiero o coscienza umana, percepisce lo spaziotempo rappresentato dal "dio" dell’Energia e gli assegna il codice delle emozioni in attesa che la ragione lo traduca in lessico, in parola e in verbo. Sancita la complementarietà intellettuale tra “dio” che rappresenta e l’uomo che esprime, si decreta il Principio dell’esatta Conoscenza:

    Ogni espressione razionale dell’uomo si riscontra nella rappresentazione di “dio”.

    Su questo principio verificatore del linguaggio reale o razionale si basa ogni nostra argomentazione.

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    L’INTELLETTO: natura e mente, coscienza e ragione, percezioni ed esperienze


    Prima di ragionare sull’increato “dio” dell’Energia, sulla fonte primigenia di ogni rappresentazione fisica, è bene precisare le peculiarità delle attività dell’INTELLETTO nato con l’evoluzione della specie umana.


    Agli albori dell’uomo sapiens quello bestiale, sotto lo stupore dei sensi, è scosso da smanie improvvise; nulla potrebbe sollevarlo dall’animalità, se la sua stessa natura non gli offrisse il modo di ricordare le sue rudimentali esperienze. Si sviluppa così nell’uomo bestiale l’encefalo plastico sede dell’intelletto.

    Con l’encefalo plastico l’Energia si converte in Pensiero.

    Con le esperienze acquisite riferite all’ambiente si dilata il ricordo e le esperienze innate manifestano il loro inconsapevole significato; nascono, così, le prime emozioni, rudimentali sensazioni e primitivi sentimenti. L’uomo bestiale, con riferimento all’ambiente, manifesta inevitabilmente e senza volontà l’autoregolamentazione di tutte le esperienze, innate e acquisite, e di tutte le percezioni; nascono, nel primitivo intelletto umano, l’increata madre coscienza e la creativa figlia ragione.


    La coscienza è la ragione simbolica, è l’esperienza non visiva più autorevole, è l’increato Dio del Pensiero che rivela all’uomo l’amore e la bellezza che fonda l’universo; essa nasce spontaneamente, senza volontà dall’autoregolamentazione di tutte le esperienze, conoscenze e percezioni.

    La coscienza è l’unica realtà esistente nell’apparenza della natura visibile.

    La coscienza, poiché nata a immagine e somiglianza dell’increato “dio” dell’Energia, è NATURA INCREATA, non è mente creativa, perciò svolge nell’ambiente un’azione valutativa dello spaziotempo rappresentato dagli oggetti che traduce in percezioni →rappresentazioni simboliche; essa, infatti, stimola la ragione dell’artista a rivelare con la rappresentazione lo spaziotempo di “dio” e nello stesso momento valuta lo spaziotempo rappresentato dagli oggetti naturali o creati dall’uomo, lo confronta con quello che essa stessa testimonia e lo codifica in segni estetici in emozionanti percezioni.

    Il “linguaggio” della coscienza è simbolico: rappresentativo dello spaziotempo.

    Le percezioni, essendo “esperienze” simboliche che dalla coscienza pervengono alla ragione e viceversa, si distinguono in visive e in non visive quest’ultime comprendono la percezione dell’increato Dio del Pensiero testimoniato dalla stessa coscienza, la quale, imperativamente attraverso l’uomo, desidera emozionare, sedurre e amare.


    Le percezioni visive collegano l’oggetto con la coscienza; più precisamente, sono esperienze rappresentative dello spaziotempo che dagli oggetti pervengono alla coscienza. Tutti gli oggetti sono rappresentati da volumi, superfici e segni spaziotemporali che la coscienza traduce in emozioni, in percezioni di sensazioni (libertà, bellezza, seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni); soltanto adesso, dopo la scoperta dello spaziotempo di “dio” dell’Energia, si conoscono con la consapevolezza della ragione i significati letterali dei segni estetici, indispensabili per decifrare lo spaziotempo fisico e tradurlo in parola e verbo del linguaggio umanistico.
    I segni estetici configurano sia la natura vivente sia l’opera d’arte e architettonica essendo stati selezionati dalla coscienza e proposti inconsapevolmente dalla ragione degli artisti e degli architetti. Le percezioni visive, in definitiva, sono messaggi provenienti da volumi, superfici e segni estetici rappresentati da tutto lo spaziotempo che si osserva, dagli “oggetti” naturali e dagli “oggetti” creati; tali messaggi percettivi, quando giungono alla coscienza madre, sviluppano un’azione educatrice nei confronti della figlia ragione.
    Le percezioni visive, quindi, sono portatrici del messaggio educativo se concordano con le percezioni non visive della coscienza, invece sono portatrici del messaggio diseducativo se non concordano con le percezioni non visive della coscienza poiché provengono da rappresentazioni incontrollate della ragione e turbano la mente dell’uomo, influenzandola negativamente.
    La percezione visiva, a livello delle cellule nervose, necessariamente opera in modo selettivo sia per riconoscere gli oggetti sia per valutare le emozioni provenienti da essi.
    Ogni oggetto si riconosce quando le sue proprietà ci permettono di distinguerlo dagli altri. La prima operazione è il processo di riconoscimento che, identificando i soli contorni, isola l’oggetto dallo sfondo. Il segno che divide l’oggetto dallo sfondo, infatti, ha carattere peculiare. In prima analisi si individua il contorno dell’oggetto; è possibile distinguerlo grazie allo sfondo e al movimento continuo verso la stessa direzione di tutti i suoi contorni. In seconda analisi, se l’oggetto è immobile, esso si distingue dal colore, dalla luminosità e dalle sue proprietà spaziali.
    Per la coscienza preposta al giudizio, non è importante la materia che configura l’oggetto, poiché può giudicarlo indipendentemente da ciò che lo costituisce, ma ciò che è fondamentale è il segno ovvero il solo contorno. La seconda operazione è il processo di valutazione che esamina l’emozione che proviene dal segno. Con l’analisi del segno, la coscienza oltre ad esaminare l’universo degli oggetti visibili giudica il loro fascino poiché libertà, bellezza e amore con la coscienza sono un tutt’uno.
    L’oggetto, attraverso la percezione spaziotemporale del segno è giudicato dalla coscienza, che decide se è più bello di un altro oggetto appartenente alla stessa categoria.
    Prima della scoperta dell’increato “dio” dell’Energia che tutto configura, unifica e spiega, la coscienza ha esaminato ed evoluto i segni estetici della libertà, della bellezza e dell’amore senza implicare consapevolmente la ragione; con i segni estetici riscontrati in “dio”, l’analisi è espressa in modo consapevole dalla ragione poiché coincide con la stessa coscienza.


    Le percezioni non visive sono esperienze di emozioni della coscienza che pervengono alla ragione; soltanto adesso, dopo che l’arte ha scoperto e reso visibile l’increato “dio” dell’Energia e rivelato l’increato Dio del Pensiero, tali percezioni sono state decodificate dalla ragione, oggettivate in esperienze visive rappresentate dai segni estetici ed espresse, finalmente con la parola e il verbo.
    Le percezioni non visive della coscienza sono portatrici dei messaggi propositivi. Con tali messaggi la coscienza ha determinato imperativamente la ragion pratica degli artisti e architetti a rappresentare, attraverso l’ideale contorno dei segni estetici, la tensione d’amore dell’increato Dio del Pensiero libero, bello e seducente che essa stessa testimonia ed esprime.
    I segni estetici che esprimono l’amore libero, bello e seducente, ben visibili nella dimensione dei sensi rappresentati dall’incommensurabile varietà della natura, sono stati selezionati dalla coscienza umana e, durante il percorso evolutivo millenario dell’arte, sono stati rappresentati inconsapevolmente dalla ragion pratica con l’arte simbolica e con l’arte classica. Dopo la criticità percettiva dell’arte romantica e il rivoluzionario approccio teoretico dell’arte espressionista, la percezione non visiva della coscienza ha “spinto” la ragione pratica oltre il visibile per rappresentare con l’arte reale non l’apparenza visibile della natura ma il reale invisibile che la configura cioè “dio”.
    La ragione figlia, dopo aver scoperto l’Invisibile e individuato e tradotto lo spaziotempo dei segni estetici in parola e verbo, si è identificata con la coscienza madre: tutto è ragione, esperienza e coscienza, la quale assume finalmente il significato della piena consapevolezza.
    È la consapevolezza dei significati espressivi dei segni estetici che convertono le percezioni in esperienze. C’è, infatti, all’apice della conoscenza la corrispondenza che concilia i segni rappresentati dalla ragione (MENTE → UOMO) con quelli proposti dalla coscienza (NATURA → DIO).


    La ragione nasce nell’apparente stato di assoluta evidenza visiva come sottoinsieme della coscienza dopo la separazione della NATURA (corpo) dalla MENTE (ragione); essa è in grado di ricordare, ordinare, collegare ed esprimere esperienze pratiche e teoretiche visivamente osservate e immaginate.

    Esperienze pratiche: attività quotidiane consapevoli della ragione, con le quali si sperimentano anche esperienze teoretiche.
    Esperienze teoretiche: attività consapevoli della ragione con le quali si ipotizzano procedure sperimentali di esperienze pratiche.

    Senza la visione dell’oggetto la ragione non esprime consapevole conoscenza; essa allo spaziotempo rappresentato dall’oggetto associa una parola per distinguerlo e un verbo per la sua funzione senza riconoscere le emozioni che lo spaziotempo dell’oggetto esprime. La ragione è MENTE CREATIVA

    Il “linguaggio” della ragione è lessicale: espressivo della parola e del verbo.

    Artefice dell’indagine sulla natura, la ragione è costretta a oltrepassare il limite del senso della vista e a sperimentare l’Energia per rappresentare e conoscere le sue invisibili fondamenta. Superato il limite del senso della vista, per ragionare correttamente, occorre prima conoscere l’esatta rappresentazione spaziotemporale dell’“oggetto” invisibile e dopo si può tradurre lo spaziotempo che lo rappresenta in espressione, in parola e verbo che spiegano che cos’è, come è fatto e perché. Questo compito, non potendo essere svolto dalla ragione del fisico che non si occupa di percezioni (esperienze simboliche della coscienza) ma solo di esperienze visive, è stato svolto brillantemente dalla ragione dell’artista che essendo a diretto contatto con la coscienza ha invertito i termini della ricerca. Invece di sperimentare l’Energia per conoscere la rappresentazione dell’increato “dio” padre dell’universo, sperimenta con la rappresentazione le percezioni della coscienza, il coincidente e increato Dio del Pensiero, passaggio obbligato per scoprire e disegnare lo spaziotempo polare naturale per poi osservare e conoscere lo spaziotempo assoluto dell’increato “dio” dell’Energia testimoniato da ogni “particella” elementare.

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    "Dio" fonte primigenia di ogni rappresentazione


    Con la scoperta di "dio" dell’Energia, l’universo delle esperienze della ragione si estende sino ad includere quello percettivo della coscienza. Con "dio" dell’Energia, forma fisica che tutto configura, unifica e spiega, tutto è conoscenza, consapevolezza o esperienza. È semplice così riscontrare in "dio" i segni estetici primigeni che rappresentano le EMOZIONI, le quali si dividono in SENSAZIONI (libertà, bellezza seduzione) e SENTIMENTI (amore, ricordi, aspirazioni); segni “suggeriti” anche dalla coscienza madre alla figlia ragione.

    "Dio" dell’Energia, testimoniato da ogni “particella” elementare, è la fonte primigenia di ogni conoscenza rappresentativa e, quindi, espressiva.


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    "Dio", cioè ogni “particella” elementare di energia, spaziotempo assoluto della fisica, universale della filosofia che tutto configura, unifica e spiega, rappresenta la primigenia dei sentimenti e delle sensazioni.


    • I sentimenti: AMORE, RICORDI e ASPIRAZIONI, sono percezioni della coscienza umana che hanno come riferimento rappresentativo lo spaziotempo assoluto o polare interno a "dio".


    • Le sensazioni: LIBERTA’, BELLEZZA e SEDUZIONE, sono percezioni della coscienza umana che hannocome riferimento rappresentativo lo spaziotempo relativo esterno a dio.


    Attraverso "dio" dell’Energia, sorgente invisibile che dà significato a ogni rappresentazione visibile, l’uomo può disegnare consapevolmente ogni emozione (sensazioni e sentimenti) e può riconoscere il significato letterale dello spaziotempo, rappresentato da ogni particolare naturale visibile e invisibile e dalla ragione. Riconosciuti in "dio" i segni estetici, le percezioni della coscienza si convertono in esperienze della ragione. Tutto diventa consapevolezza; la ragione si identifica con la coscienza e quindi con "dio". L’uomo liberamente rappresenta nell’apparente natura visiva la realtà dei segni estetici che estendono la bellezza del “Creato” in una perenne emozione.

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    Lo spaziotempo polare dei sentimenti


    I sentimenti AMORE, RICORDI e ASPIRAZIONI percepiti dalla coscienza umana ed espressi dalla ragione, sono rappresentati dallo spaziotempo assoluto o polare di dio, testimoniato da ogni “particella” elementare; esso internamente rappresenta la primigenia dei sentimenti posti a fondamenta della natura.


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    L’uomo attraverso la coscienza percepisce i sentimenti, osservando l’origine (O) attrattore e diffusore dello spaziotempo polare di "dio" che è ovunque, negli ambienti naturali in cui vive, nei profili dei paesaggi, nelle configurazioni degli esseri viventi animali, nei contorni che dividono gli esseri viventi vegetali dallo sfondo. Vi sono, quindi, due diverse visioni dello spaziotempo polare rappresentato da "dio" che fanno percepire i sentimenti:

    Visione interna dello spaziotempo polare riferito all’ambiente in cui si vive.
    Visione esterna dello spaziotempo polare riferito ai profili dei paesaggi, alle configurazioni degli esseri viventi animali, ai contorni che dividono gli esseri viventi vegetali dallo sfondo.


    Visione interna dello spaziotempo polare riferito all’ambiente.

    Se "dio", spaziotempo assoluto o polare, si muove in una sola direzione e in ogni istante, invertendo lo spaziotempo, rappresenta i sentimenti; l’uomo immerso nello spaziotempo inerziale di un ambiente naturale pur muovendosi con la ragione in tutte le direzioni, percepisce i sentimenti poiché la coscienza attribuisce all’ambiente una sola origine di diffusione e attrazione spaziotemporale che lo emoziona. L’uomo osservando dall’interno lo spaziotempo polare di un ambiente naturale o creato rappresentato da segni e superfici convergenti all’origine, percepisce lo spaziotempo passato dei ricordi, inevitabilmente per complementarietà percepisce quello futuro delle aspirazioni e con l’interazione tra passato e futuro percepisce lo spaziotempo rigenerativo sempre-presente dell’amore universale rivolto a tutto e a tutti.


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    Lo spaziotempo passato, convergente all’origine, rappresenta il sentimento dei ricordi.
    Lo spaziotempo futuro, divergente dall’origine, rappresenta il sentimento delle aspirazioni.
    Lo spaziotempo sempre-presente interattivo rappresenta il sentimento dell’amore universale.


    Visione esterna dello spaziotempo polare riferito alla natura fisica e vivente

    Ogni sentimento si rappresenta attraverso lo spaziotempo polare interno a "dio"; ma ciò che "dio" rappresenta internamente, lo rappresenta anche esternamente.


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    Spaziotempo polare riferito al profilo di un paesaggio naturale

    L’uomo quando osserva lo spaziotempo polare nel profilo di un paesaggio naturale con l’origine posta in alto, percependo il passato dei ricordi, esalta la propria storia, (il fascino delle piramidi); quando osserva lo spaziotempo polare con l’origine posta in basso, percependo il futuro delle aspirazioni, esalta il proprio avvenire, le conquiste da fare.


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    Lo spaziotempo polarizzato nel profilo del paesaggio con l’origine posta in alto rappresenta la storia; con l’origine posta in basso rappresenta l’avvenire.


    Spaziotempo polare riferito alla silhouette del corpo umano

    L’uomo che osserva dall’esterno lo spaziotempo polare incluso tra le superfici relativizzate (curve) del corpo femminile, non considerando la funzione riproduttiva celata, percepisce due espressioni complementari dell’“amore” che può essere vissuto, come lo rappresenta dio, con nobile grandezza:

    L’espressione dionisiaca dell’amore impulsivo e indisciplinato: l’eros.
    L’espressione apollinea dell’amore riflessivo e disciplinato: l’agape.


    La rappresentazione di "dio" spiega la complementarietà dei due opposti dell’amore, eros e agape. Che cosa sarebbe del soffio vitale dionisiaco esuberante dell’eros (amore indisciplinato), tendente al disordine creativo, alla disgregazione e alla morte, se a tale soffio o espirazione non seguisse l’inspirazione apollinea dell’agape (amare disciplinato) equilibratrice che, tendendo all’ordine, alla conservazione creativa, trascina verso la vita che paradossalmente passa dalla morte?


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    Lo spaziotempo polare incluso tra le superfici curve (spaziotempo relativo) del corpo femminile, rappresenta l’eros e l’agape o amore sensuale, il desiderio di testimoniarsi, rigenerando la morte con la vita.


    Spaziotempo polare riferito al contorno di un organismo vegetale

    L’uomo quando osserva lo spaziotempo polarizzato nei contorni che distingue dallo sfondo un organismo vegetale, rappresentato da una foglia, da un fiore o da un albero, percepisce l’eros e l’agape dell’amore di dio che fonda il “Creato”: la “verde voglia” di vivere della natura.


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    Lo spaziotempo polarizzato nel contorno di un organismo vivente vegetale rappresenta l’increato e immanente amore libero di "dio", generoso con la “verde natura” di variegati sentimenti.


    --- Sintesi dei significati percettivi dei segni rappresentati dallo spaziotempo polare ---

    I segni divergenti o convergenti, complementari a se stessi, che delimitano l’ambiente, esprimono il futuro delle aspirazioni, il passato dei ricordi, il sempre-presente dell’amore universale.
    I segni divergenti o convergenti, complementari a se stessi, inclusi in superfici estetiche del corpo umano (spaziotempo relativo), esprimono il desiderio di rigenerare la vita (eros) con la morte (agape) ovvero l’amore sensuale.
    I segni divergenti esaltando l’avvenire, esprimono l’amore indisciplinato della natura: l’eros.
    I segni convergenti esaltando la storia, esprimono l’amore disciplinato della natura: l’agape.


    Con la rappresentazione interna dello spaziotempo assoluto di "dio", si sono rivelati il significato letterale dei segni estetici che rappresentano i sentimenti dell’AMORE, dei RICORDI e delle ASPIRAZIONI osservati in natura, e prima d’ora mai riconosciuti.

    Le percezioni dei sentimenti della coscienza, rappresentati esternamente dallo spaziotempo assoluto o polare di "dio", diventano esperienze visive esprimibili dalla ragione.

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    Lo spaziotempo relativo delle sensazioni


    Se la bellezza è la rappresentazione esteriore dell’"amore assoluto" di "dio", con i seguenti segni estetici si rappresenta la primigenia delle sensazioni di LIBERTÀ, BELLEZZA e SEDUZIONE.
    Dopo aver esaminato lo spaziotempo polare, interno a "dio", si esamina lo spaziotempo esterno relativo alla sua superficie.


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    Per scoprire il significato percettivo della rappresentazione esterna di dio, poiché le percezioni non mutano se provengono da volumi, superfici o segni della stessa configurazione, a titolo esemplificativo si esamina il segno sinuoso passante alternativamente dalle origini e dai vertici della “particella”.


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    Il segno sinuoso, tipico dell’onda elettromagnetica, può essere rappresentato con archi alternati ora sopra ora sotto l’asse rappresentativo di riferimento. Per comprendere il significato percettivo delle rappresentazioni seguenti, si esamina lo spaziotempo relativo del segno riferito a un solo arco.


    Spaziotempo relativo riferito a un solo arco


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    • All’interno dello spaziotempo concavo dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è inclusi o desiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’inclusione, che è imposta dalla rappresentazione.
    • All’esterno dello spaziotempo convesso dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è esclusi o indesiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’esclusione, che è imposta dalla rappresentazione.


    In entrambi i casi, non si è liberi di scegliere se essere inclusi o esclusi, desiderati o indesiderati.
    L’oggetto della nostra osservazione, che può essere un arco, una cupola o un muro curvo, è determinato nel significato percettivo, ma non rappresenta la libertà. La libertà, quindi, non si rappresenta né con lo spaziotempo concavo né con quello convesso.


    Spaziotempo relativo riferito a due archi


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    • Osservando questa rappresentazione, si può essere inclusi/desiderati o esclusi/indesiderati, oppure inclusi/esclusi o desiderati/indesiderati nello stesso momento. In questo caso l’uomo, osservando sia lo spaziotempo concavo sia quello convesso, percepisce la possibilità di scegliere se essere incluso o escluso, desiderato o indesiderato. La possibilità di scegliere esprime e rappresenta la libertà.


    --- Sintesi dei significati percettivi dei segni rappresentati dallo spaziotempo esteriore di "dio" ---

    • Il segno concavo esprime un’inclusione: chi lo osserva, è incluso o desiderato.
    • Il segno convesso esprime un’esclusione: chi lo osserva, è escluso o indesiderato.
    • Il segno concavo-convesso esprime la libertà di scegliere..


    Gli opposti convessi e concavi interagenti rappresentano la libertà, ossia l’autodeterminazione pura dell’amore espresso dalla “coscienza fisica” e dalla coscienza umana. Non potendo esserci nel mondo dei sensi nulla di libero, è necessario che gli oggetti rappresentati attraverso qualcosa di esterno (“materia”) appaiano liberi alla coscienza (libertà del pensato e del pensante); conseguentemente l’oggetto, naturale o creato, deve essere libero nella rappresentazione. Nel superamento del mondo pesante e materiale trova riscontro tutto il valore della creatività degli artisti-architetti. Se la rappresentazione è affine alla libertà, allora si rappresenta l’autonomia estetica, che è la rappresentazione della bellezza.


    • La bellezza, esteriorità dell’amore, è la libertà che si rappresenta nel mondo dei sensi.


    La bellezza, già presente in natura e nell’opera d’arte, si riscontra osservando lo spaziotempo relativo esteriore di ogni “particella”. Quando la bellezza, rappresentata da volumi, superfici e segni, include la rappresentazione dell’amore, si rappresenta il più alto grado di bellezza: la seduzione.


    • Con i termini desiderato e indesiderato si accede nella sfera delle sensazioni rappresentate (libertà, bellezza e seduzione). Ogni sensazione si rappresenta attraverso lo spaziotempo relativo; ogni spaziotempo relativo rappresenta una sensazione.


    Con la rappresentazione riferita allo spaziotempo esteriore, relativo a quello assoluto di "dio", si sono rivelati i segni che rappresentano le sensazioni di libertà, bellezza e seduzione, già presenti in natura e prima d’ora mai riconosciuti.
    Sono questi i significati percettivi dei volumi, delle superfici e dei segni, comprensibili dalla ragione quando si oltrepassa la dimensione dei sensi. Sono questi i significati percettivi dei segni estetici che, inizialmente selezionati dalla coscienza, hanno evoluto la bellezza del corpo umano, il contorno degli oggetti e l’opera d’arte. Sono questi i segni che armonizzano l’estetica rappresentativa di "dio" ben visibile nella bellezza del suo “Creato”.


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    • Le percezioni delle sensazioni della coscienza, rappresentate esternamente dallo spaziotempo assoluto o polare di "dio", diventano esperienze visive facilmente esprimibili dalla ragione.

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    Lo spaziotempo relativo dei colori


    Niente è casuale in natura, anche i colori riferiti alle onde elettromagnetiche manifestano i loro significati spaziotemporali. Non c’è niente di più “libero” in natura delle onde elettromagnetiche che viaggiano nel Cosmo.


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    Se un movimento si relativizza verso la medesima direzione spaziotemporale delle onde elettromagnetiche che compongono la luce, le onde poste dietro di noi si estendono facendoci percepire il colore rosso dello spettro elettromagnetico; quelle davanti a noi si comprimono facendoci percepire il colore azzurro; le onde stazionarie, che viaggiano insieme a noi, ci fanno invece percepire il colore giallo.


    Ogni colore fa riferimento alla sua ampiezza d’onda.

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    Rosso = Passato = Storia = Ricordi
    Giallo = Sempre-presente = Testimonianza = Amore
    Azzurro = Futuro = Avvenire = Aspirazioni


    Sono questi i significati spaziotemporali dei colori fondamentali con i quali la natura dipinge le sue configurazioni. È questo il significato dei colori che riempiono la tavolozza degli artisti e, inconsapevolmente, anche la mente di chi osserva.

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    Lo spazio separato dal tempo

    Si completa la ricerca sui segni estetici prendendo in considerazione tutti gli aspetti dello spazio separato dal tempo concepito dalla ragione visiva che per millenni ha illuso l’uomo. Questa separazione ha instradato l’uomo sulla via della conoscenza, ma egli non l’ha circoscritta alla semplice funzione di ordinare le sue attività: lo spazio per misurare distanze e il tempo per fissare appuntamenti. L’uomo utilizzando lo spazio misurante per quantificare la “materialità” dell’egoismo umano, ha discriminato la natura secondo necessità e profitti, utilizzando il tempo misurante spazializzato, privo di sentimenti, ha diviso l’uomo dall’uomo compromettendo la sua sopravvivenza. Per l’errata concezione dell’uomo lo spazio e il tempo sono concepiti in modo assoluto e l’energia come fonte di ricchezza; in natura invece, lo spaziotempo relativo ha un metro e un orologio elastico, lo spaziotempo assoluto di "dio" in ogni istante ha un metro che inverte l’ordine dei numeri e un orologio che inverte il senso delle lancette mentre l’energia, che è movimento, è fonte di libertà.

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    L’uomo ha configurato lo spazio senza tempo attraverso gli assi cartesiani. Lo spazio cartesiano è una costruzione intellettuale inammissibile, perché lo spazio senza tempo in natura non è rappresentato, non esiste; anche per la coscienza umana è inammissibile, perché esso è sprovvisto di emozioni, di sensazioni e di sentimenti, privo di significati, privo della parola e del verbo di "dio": "Amare", privo della bellezza.

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    Per comprendere quanto appena affermato, si deve esaminare lo spazio cartesiano riferito al costruito del nostro vissuto quotidiano, cogliendone tutti gli aspetti derivanti dalla mancata rappresentazione del tempo. Lo spazio cartesiano si rappresenta attraverso la combinazione di due configurazioni provenienti dalla ragione.

    La prima configurazione della ragione intellettuale è inammissibile e si riscontra nel parallelismo tra rette, che nella geometria euclidea è indimostrabile perché prive del tempo (postulato delle rette parallele). Tali rette pongono la loro origine nell’infinito immaginario.

    *Il concetto di infinito non si può identificare con lo spazio privo del tempo; l’infinito è la qualità rigenerativa dello spaziotempo assoluto, e soltanto in "dio", l’infinito è rappresentato in modo finito.

    La seconda configurazione intellettuale improbabile si riscontra nelle incommensurabili rette passanti per un punto posto nello spazio; da queste rette è stata scelta una sola terna che si incrocia a 90°, senza considerare le rimanenti.

    Per dimostrare quanto appena affermato, si sottopone all’analisi spaziotemporale lo spazio cartesiano.
    L’osservatore, pur sforzandosi di temporizzare lo spazio interno al parallelepipedo, riferendo agli angoli l’origine dello spaziotempo, non riesce a porre un’unica direzione spaziotemporale, così è annichilito lo spaziotempo naturale sempre-presente che impone un’unica direzione con riferimento alla sua origine.
    Lo spazio cartesiano è atemporale; in esso non si rappresenta il tempo delle emozioni, dei sentimenti e delle sensazioni. Perciò osservando il cubo, rappresentato in precedenza, non si avverte alcuna emozione. Lo spazio cartesiano dell’illusione, nato per misurare e discriminate, è diventato lo spazio dell’equivoco, dell’alienazione e delle malattie.

    * Non esiste lo spazio cartesiano in natura, così come non esiste il tempo lineare che scorre indipendentemente da esso.

    La società occidentale basa su queste costruzioni, falsamente razionali intellettuali inammissibili dalla coscienza e da dio, la sua economia. È questa la causa della crisi più profonda della storia, che l’umanità sta ora vivendo.

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    Nasce la Filosofia Estetica Applicata

    La rappresentazione consapevole del significato dei volumi, superfici, segni e colori, ha convertito tutte le percezioni rappresentative o simboliche della coscienza in esperienze espressive o lessicali della ragione la quale lievita sino a coincidere con lacoscienza stessa, vera ragione.

    Finalmente l’universo esperienziale include quello percettivo e tutto diventa esperienza, sinonimo di coscienza. La consapevolezza rappresentativa dei segni estetici fa sorgere, finalmente, una nuova scienza: la Filosofia estetica di dio applicata all’arte, all’architettura e al paesaggio.

    La neonata scienza, dissolvendo la crisi creativa dell’arte e dell’architettura, oltre a tradurre ogni segno rappresentato dalla natura e dalla mente in espressione, in parola e verbo, diventa propositiva e nell’apparenza della natura visibile rappresenta consapevolmente la realtà libera, bella e seducente dell’amore di dio sempre-presente, espresso da ogni coscienza umana.

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    L’artista e l’architetto consapevoli che ogni rappresentazione ha un’espressione lessicale, che a ogni lessico corrisponde una rappresentazione, squarciano finalmente il velo sul significato percettivo di tutte le rappresentazioni naturali e create; finalmente, pari a dio, rappresentano nell’apparente natura visiva il reale delle emozioni: i segni estetici della bellezza e della libertà creatrice.


    Conosciuti i significati letterali dei segni estetici che configurano ogni oggetto visibile e invisibile, l’uomo per gestire la sua creatività libera e bella al pari dell’increata natura visibile, deve rappresentare l’oggetto assecondando i principi rappresentativi dell’architettura spaziotemporale sanciti dal padre dell’universo.

    La fase creativa di ogni oggetto che coinvolge l’idea, i segni estetici e la materia, deve in modo naturale, come se fosse un’esperienza innata, armonizzarsi con i Principi universali della libera rappresentazione fisica: Simmetria degli Eventi, Conservazione dell’Energia, Minima Azione (www.ladottrinadellaragione.it).


    Il Principio di Simmetria degli Eventi durante la fase rappresentativa dell’idea consiglia di riconoscere la sorgente creativa e di contestualizzarla; dalla sorgente creativa segnata da un punto o da un elemento naturale si traccia l’asse di diffusione spaziotemporale degli eventi che rappresenta l’architettura dell’oggetto. Contestualmente la materia che rende visibile l’oggetto deve conservare la sua energia e quella necessaria alla vita dell’oggetto (p. conservazione dell’energia) e rappresentare ogni evento che caratterizza la sua architettura con un minimo volume proporzionale all’evento stesso (p. minima azione).


    Questo procedimento creativo non è dissimile dall’osservare, una pianta che germogliando dal suo terreno (origine rappresentativa), cresce (si struttura) e da i suoi frutti (l’oggetto come organismo vivente); anche se la creatività dell’uomo non potrà mai raggiungere quella increata di dio, l’uomo stesso può comprenderla nella sua interezza se è consapevole di aver ereditato dal padre tutto ciò che gli necessita per soddisfarla. Intanto, prima di approfondire tali argomenti, si posso tracciare le linee guida della filosofia estetica da applicare all’arte, all’architettura e al paesaggio.

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    La filosofia estetica applicata all'ARTE ha il compito di emozionare, di rendere visibile l’invisibile e di rappresentare il visibile con i veri occhi della conoscenza secondo l’interiorità e la diversità creativa di ogni uomo che finalmente può sedurre se stesso e la sua comunità.

    ARTE (galleria)

    La filosofia estetica applicata all’ARCHITETTURA sintetizza il livello di conoscenze rappresentative, filosofiche etecnologiche acquisite, oltre a emozionare diffonde e preserva la naturalità estetica e la storicità dei luoghi,utilizzando materiali caratteristici del sito e rinvenendo nel posto risorse energetiche rinnovabili; questo ramo della filosofia che educa progettisti e architetti ad amare tutti e tutto prima di costruire, è alla basedell’architettura bio-dinamica, da concepire come un organismo vivente autonomo libero, bello eseducente immerso nella natura altrettanto armoniosa per aver recuperato la sua provvidenza.

    ARCHITETTURA SPAZIOTEMPORALE
    (in fase di allestimento)

    La filosofia estetica applicata al PAESAGGIO e al suo paesaggio rimargina e mitiga le ferite inferte dall’incuria e dall’egoismo umano, estende la bellezza della natura, recupera la provvidenza di dio e cura la bio-diversità del territorio su cui opera Lo Stato provvidente. Per godere l’interezza del suo paesaggio, la filosofia della bellezza riqualifica le infrastrutture che “abbracciano” il territorio, valorizza al massimo ogni vista panoramica e ridisegna lo scenario strategico sul confine città/campagna affinché l’uomo possa gioire della natura provvidente e, osservando il cielo e il suo paradiso, illuminarsi d’immenso.

    PAESAGGIO E SEGNI ESTETICI
    (in fase di allestimento)

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    Il Titolare del Laboratorio di filosofia estetica applicata alle arti, all’architettura e al paesaggio fornisce:

    -certificati estetici che traducono la rappresentazione dell’architettura già realizzata o da realizzare in linguaggio espressivo ovvero attestano con rigore scientifico se i volumi, le superfici e i colori che configurano l’opera corrispondono all’architettura temporizzata delle emozioni o all’architettura spazializzata vuota di emozioni che non educando turba il comportamento e la salute dell’uomo;

    -progetti preliminari attinenti al vissuto quotidiano (civili abitazioni, ville, recupero dell’antico e del moderno, valorizzazioni ambientali) in cui si rappresenta l’architettura che emoziona garantendo al fruitore la salubrità percettiva ambientale di emozionanti sentimenti e sensazioni che educano l’intelletto dell’infante e dell’adulto al godimento della bellezza e dell’amore;

    -opere d’arte (pitture e sculture) su commissione.
    Contatto di posta elettronica: info@ladottrinadellaragione.it

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    La ricerca dell’arte e le sue scoperte

    (La via sintetica della Conoscenza: La rappresentazione)

    Finalità della ricerca: è di estendere l’universo esperienziale della ragione sino a includere quello percettivo della coscienza; in altre parole sconfiggere l’indeterminazione creativa, rivelando i segni della libertà, della bellezza e della seduzione, percepiti dalla coscienza e mai rappresentati consapevolmente dalla ragione. Occorre, quindi, scoprire la rappresentazione dell’universale invisibile (dio) per conoscere realmente il particolare visibile.

    Laboratorio della ricerca: la mente umana. L’universo esperienziale della ragion pratica (mente) indaga l’universo percettivo della coscienza (natura). La coscienza poiché nasce in assenza di volontà è natura, quindi, fonda le sue percezioni sulla rappresentazione reale dello spaziotempo, che l’uomo deve tradurre in parola e verbo per non amputare la propria esistenza.

    Entità naturali della ricerca: energia, spazio e tempo. Come in natura l’energia muove lo spazio (quantità) modellandolo con il tempo (qualità), così la coscienza fonda le sue percezioni e rappresentazioni sullo spaziotempo unificato (spazio modellato dal tempo).

    Strumenti della ricerca: il segno della matita e il foglio bianco.

    Il primo obiettivo è: rappresentare visivamente lo spaziotempo unificato indagando la coscienza umana.

    • La scoperta della forma significato:
    1. Rappresenta lo spaziotempo dinamico della Coscienza riferito all’ambiente visivo apparentemente statico;
    2. Rappresenta lo spaziotempo dei sentimenti, il passato dei ricordi, il futuro delle aspirazioni, il sempre-presente dell’amore;
    3. Traduce la rappresentazione dello spaziotempo naturale in termini del linguaggio umanistico, in parola e verbo;
    4. È la chiave che apre lo scrigno della conoscenza non visiva;
    5. Rappresenta la “tecnologia” dell’invisibile.

    Il secondo obiettivo è: riscontrare in natura lo spaziotempo rappresentato dalla forma significato.

    • La scoperta della forma fisica:
    1. Rappresenta lo spaziotempo assoluto della fisica;
    2. Rappresenta dio dell’Energia testimoniato da ogni “particella elementare”;
    3. Esprime l’universale della natura che configura, unifica e spiega tutto di ogni particolare visibile e invisibile;
    4. Rivela la complementarietà dei due misteri, la “coscienza fisica” (dio dell’Energia) e la coscienza umana (Dio del Pensiero);
    5. Unifica l’universo fisico, biologico e della mente;
    6. Unifica le vie della conoscenza le quali scoprono in dio dell’Energia, la sorgente comune;
    7. Rivela il primo principio universale della rappresentazione fisica o di Simmetria degli Eventi;
    8. Individua i tre livelli dell’architettura reale del linguaggio parlato (apparente, relativo, assoluto);
    9. Esprime la “filosofia della natura”;
    10. Decreta l’inscindibilità in politica dell’etica/sociale dall’estetica/liberale;
    11. Converte il credere con la fede all’esistenza di dio in credo con la ragione;
    12. Rivela il progetto de “Lo Stato Provvidente”;
    13. Individua il primo livello indifferenziato della natura, quello fisico (“coscienza fisica” o dio dell’Energia), che si aggiunge al secondo quello biologico (cellule staminali) e al terzo quello intellettivo (coscienza umana o Dio del Pensiero);
    14. Decreta il principio dell’esatta conoscenza (ogni veritiera espressione, in dio dell’Energia riscontra la rappresentazione);
    15. Completa i livelli espressivi, rappresentativi e testimoniativi della fisica e La Conoscenza Generale della Natura:
    NATURA IMMANENTE  
    
    • livello assoluto (energiaspaziotempo) o della rivelazione;
    • livello relativo (energia – spaziotempo) o del divenire;
    • livello visivo (energia – spazio – tempo) o dell’illusione.

    MENTE TRASCENDENTE

    Il terzo obiettivo è: convertire l’universo percettivo in esperienziale. La scoperta dei segni estetici:

    1. Rappresentano in modo consapevole ogni particolare della natura visibile e invisibile;
    2. Rappresentano i sentimenti dei ricordi, delle aspirazioni e dell’amore;
    3. Rappresentano le sensazioni di libertà, bellezza e seduzione;
    4. Ogni rappresentazione visibile e invisibile è tradotta espressivamente nel suo significato letterale;
    5. Rappresentano l’architettura spaziotemporale che caratterizzerà il terzo millennio;
    6. Estendono la bellezza della natura;
    7. L’universo esperienziale della ragione include quello percettivo della coscienza. Tutto è ragione.

    L’uomo con La “suprema ricerca” dell’Arte ha raggiunto il massimo grado di consapevolezza. Nasce la filosofia teologica del reale, applicata alla conoscenza e alla rappresentazione.

    – Fine prima fase della ricerca –

    Autore

    Raffaele Baglivi, da studente di Architettura presso l’Università “La Sapienza” di Roma, inizia una ricerca per rendere visibile l’invisibile spaziotempo della natura; i risultati conseguiti diventano oggetto della tesi teorica titolata “Viaggio nello spaziotempo della natura” con la quale si laurea.

    Architetto e artista, coniuga la sua attività professionale con la ricerca, sperimentando rappresentativamente lo spaziotempo in tutti i suoi aspetti fisici, filosofici e teologici.

    Numerose le opere artistiche e architettoniche attraverso le quali verifica la ricerca raccolta nell’inedito La “suprema ricerca” dell’Arte, in parte pubblicata nel volume Lo scrigno della Conoscenza assoluta (Congedo Editore 2010).

    Nel 2012, con l’inedito “l’Arte scopre l’Invisibile“ e nel 2013, con l’inedito “La dottrina della ragione” la ricerca sfocia nel progetto ambizioso de “Lo Stato provvidente” che vede protagonista l’uomo reale del terzo millennio giustiziere dei peccati e diretto protagonista della storia.

    Con “Lo Stato provvidente” l’architetto rende reale il fine teologico della ricerca artistica e, con la divulgazione dei siti www.ladottrinadellaragione.it, www.lafilosofiadellanatura.it e www.filosofiaesteticaapplicata.it, rende pratico il suo impegno sociale, ravvisando il Nuovo umanesimo e la Nuova Evangelizzazione della quale si ha estrema necessità.

    Dopo aver dato soluzione all’indeterminazione creativa e ai paradossi della Conoscenza e dell’esistenza umana, l’architetto artista sta preparando una mostra pittorica sull’invisibile. In questa mostra le vie della conoscenza, l’arte, la fisica, la filosofia, la teologia e l’architettura si fondono insieme in un itinerario pieno di emozioni, sensazioni e sentimenti, raccontate con la parola e il verbo di dio: amare.

    Percezioni

    Coscienza e ragione:percezioni ed esperienze

    La coscienza,è la vera ragione invisibile, è l’esperienza non visiva più autorevole della mente, è il Pensiero che si testimonia e rivela l’esistenza di dio; essa è increata e nasce spontaneamente in assenza di volontà dall’autoregolamentazione di tutte le esperienze, conoscenze e percezioni. La coscienza perciò è natura, esprime lo spaziotempo assoluto di dio che cerca di rappresentare stimolando la ragione; essa, essendo natura, svolge un’azione rappresentativa con l’ambiente visivo attraverso le percezioni; considera, cioè, lo spaziotempo rappresentato dagli oggetti naturali o creati dall’uomo e, confrontandolo con quello che essa stessa esprime, lo traduce in emozioni.

    Le percezioni sono esperienze messaggere ancora non del tutto comprese dalla ragione, limitata dal senso della vista; si distinguono in visive e in non visive e comprendono la percezione di dio espresso dalla coscienza stessa, la quale, poiché è natura, si rappresenta attraverso l’ancora sconosciuto spaziotempo sempre-presente.

    Le percezioni visive collegano l’oggetto, naturale o artificiale, con la coscienza; più precisamente, sono esperienze rappresentative non ben comprese dalla ragione, che dall’ambiente pervengono alla coscienza. Tutti gli oggetti sono rappresentati da volumi, superfici e segni spaziotemporali che la coscienza traduce in percezioni di sensazioni (libertà, bellezza, seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni), ma dei quali ancora non si conoscono con la consapevolezza della ragione i loro significati letterali, indispensabili perché traducono lo spaziotempo fisico rappresentato con qualcosa di esterno in linguaggio umanistico, in parola e verbo. I segni estetici sono già presenti sia in natura sia nell’opera d’arte, selezionati inconsapevolmente dalla coscienza.

    Le percezioni visive, quindi, sono messaggere di sensazioni e sentimentiprovenienti da volumi, superfici e segni che rappresentano lo spaziotempo di tutto ciò che si osserva, dall’insieme degli “oggetti” naturali e degli esseri viventi all’insieme delle creazioni intellettuali visibili. Le percezioni visive sono portatrici di un messaggio educativo se provengono dai segni estetici evolutisi nelle configurazioni della natura e nel susseguirsi delle opere d’arte e sono, quindi, concordi alla coscienza; il messaggio invece è diseducativo se i segni, rappresentati dalla forza incontrollata del Pensiero, non corrispondono al principio di libertà, bellezza e amore “suggeriti” dalla coscienza. La percezione visiva sottintende, a livello delle cellule nervose, operazioni selettive indispensabili per il riconoscimento degli oggetti e per la valutazione delle sensazioni e dei sentimenti provenienti da essi.


    Ogni oggetto si riconosce quando le sue proprietà ci permettono di distinguerlo dagli altri.


    La prima operazione è il processo di riconoscimento, che isola l’oggetto dallo sfondo, identificandone i soli contorni. Il segno che divide l’oggetto dallo sfondo, infatti, ha carattere peculiare. In prima analisi si individua il contorno dell’oggetto; se esso si muove (o è la nostra testa a farlo) è possibile distinguerlo dallo sfondo grazie al movimento continuo verso la stessa direzione di tutti i suoi contorni. In seconda analisi, se l’oggetto è immobile, esso si distingue dal colore, dalla luminosità e dalle sue proprietà spaziali. Per la coscienza preposta al giudizio, non è importante la materia che configura l’oggetto, poiché può giudicarlo indipendentemente da ciò che lo costituisce, ma ciò che è fondamentale è il segno ovvero il solo contorno.

    La seconda operazione è il processo di valutazione, che esamina il sentimento o la sensazione che proviene dal segno. Con l’analisi del segno, la coscienza oltre ad esaminare l’universo degli oggetti visibili, giudica il loro fascino poiché coscienza, libertà, bellezza e amore sono un tutt’uno. L’oggetto, attraverso la percezione del segno, infatti, è giudicato dalla coscienza, che decide se è più bello di un altro oggetto appartenente alla stessa categoria.

    Prima della scoperta di dio dell’Energia, il quale tutto configura, unifica e spiega, la coscienza ha esaminato ed evoluto i segni estetici della libertà, della bellezza e dell’amore senza implicare consapevolmente la ragione; con i segni estetici riscontrati in dio l’analisi è espressa in modo consapevole dalla ragione, che coincide quindi con la stessa coscienza.


    Le percezioni non visive sono esperienze di emozioni della coscienza non ben comprese dalla ragione e che pervengono all’ambiente. Le percezioni non visive della coscienza sono portatrici dei messaggi propositivi. Con tali messaggi la coscienza ha determinato imperativamente la ragion pratica degli artisti a rappresentare, attraverso l’ideale contorno dei segni estetici, la tensione d’amore di dio libero, bello e seducente che essa stessa rappresenta. I segni estetici che esprimono l’amore libero, bello e seducente, ben visibili nella dimensione dei sensi, sono stati rappresentati inizialmente dall’incommensurabile varietà rappresentativa della natura, sono stati selezionati dalla coscienza umana, e poi rappresentati inconsapevolmente della ragione. Tra le percezioni non visive, esiste quella propria della coscienza umana che “spinge” la ragione pratica dell’artista a rappresentare nel particolare dell’opera d’arte, attraverso segni, superfici e volumi estetici, lo spaziotempo universale della bellezza e dell’amore.

    La ragione, dopo aver svelato tutto l’universo percettivo traducendo lo spaziotempo rappresentato e testimoniato dai segni estetici in parola e verbo, s’identifica alla coscienza madre: tutto è ragione, esperienza e coscienza, la quale assume finalmente il vero significato della consapevolezza.

    È la consapevolezza dei significati espressivi delle rappresentazioni che convertono le percezioni in esperienze. Ci sarà alla fine della ricerca, quindi, un accordo ultimo tra segni rappresentati dalla ragione e quelli proposti dalla coscienza, un accordo tra mente e natura, tra l’uomo e dio.

    La ragione nasce, nell’apparente stato di assoluta evidenza visiva, come sottoinsieme della coscienza madre in grado di ricordare, ordinare, collegare ed esprimere esperienze pratiche e teoretiche visivamente osservate (ragione visiva). Poi, artefice dell’indagine sulla natura, è costretta a oltrepassare il limite del senso della vista (ragione non visiva) e a sperimentare la natura invisibile per conoscerla e rappresentarla.


    Esperienze pratiche: attività quotidiane consapevoli della ragione, con le quali si sperimentano anche esperienze teoretiche.

    Esperienze teoretiche: attività consapevoli della ragione con le quali s’ipotizzano procedure sperimentali di esperienze pratiche.

    Una volta superato il limite del senso della vista, per ragionare correttamente, occorre prima conoscere l’esatta rappresentazione spaziotemporale dell’“oggetto” invisibile e dopo tradurre la sua rappresentazione in espressione, cioè in parola e verbo.

    Per trascinare in modo pratico la ragione a identificarsi con la coscienza (vera ragione) e quindi con dio, è fondamentale rappresentare unitamente i termini che configurano tutti gli “oggetti” visibili e invisibili della natura, energia, spazio e tempo, per poi tradurli rispettivamente in pensiero, parola e verbo.

    Questo compito è stato svolto brillantemente dall’arte che ha invertito i termini della ricerca: invece di sperimentare l’Energia per conoscere come si rappresenta dio, sperimenta la rappresentazione per osservare e conoscere dio.

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