Filosofia Estetica Applicata

Da Filosofia Estetica Applicata.
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Questo sito sintetizza la parte grafica della ricerca artistica con la quale l’autore esprime il significato letterale dei segni estetici che distinguono qualsiasi oggetto, fisico o vivente, dallo sfondo; quindi, la razionalità estetica espressa dall’artista è vera “filosofia estetica applicata” scaturita direttamente dalla fonte primigenia di ogni rappresentazione visibile e invisibile cioè da dio , scoperto e rappresentato dallo stesso autore.

In dio, universale della filosofia, spaziotempo assoluto della fisica tradotto in parola e verbo, si riscontrano i segni estetici e i loro significati letterali che permettono all’uomo di filosofare sulla bellezza di ogni rappresentazione naturale o creata.

Prima di questa filosofia estetica l’uomo rappresentava la bellezza sulla base della sua sensibilità percettiva. Con la rivelazione del significato dei segni, le percezioni della coscienza si convertono in esperienze della ragione e la sensibilità estetica di ogni uomo si arricchisce della verità oggettiva cioè degli stessi segni che fanno, di questa filosofia estetica, la Scienza della rappresentazione.

Ogni uomo può consapevolmente arricchire in modo naturale la bellezza rappresentata da ogni suo prodotto creativo.

Buon apprendimento


Presentazione

Per l’uomo sarebbe stata un’impresa impossibile esprimere e rappresentare consapevolmente la bellezza dell’amore di dio se la natura non gli fosse venuta incontro, rappresentando attraverso l’incommensurabile varietà fisica e biologica degli organismi viventi i segni estetici della bellezza. L’uomo primitivo, infatti, osserva il proprio corpo e la natura che lo stupisce; ciò che lo meraviglia, crede sia bello. Ciò che crede sia bello, lo indossa per rendere attraente il proprio corpo e, con le primitive manifestazioni dell’arte, lo rappresenta.

L’uomo, che ha iniziato il suo viaggio nell’universo, si riproduce biologicamente scegliendo il bello di se stesso, e con l’arte cerca di rappresentare l’idea universale di bellezza. Il suo corpo è la testimonianza visiva dell’evoluzione estetica avvenuta nel corso dei millenni; i suoi volumi, le sue superfici, i suoi segni, liberi, belli e seducenti, sono stati selezionati inconsapevolmente dalla coscienza dello stesso uomo, nata a immagine e somiglianza di dio, della “coscienza fisica”. L’uomo, pur riconoscendo tutto il valore della bellezza, prima della scoperta rappresentativa di dio non è mai riuscito a rappresentarla con la piena consapevolezza della ragione. Sono trascorsi i millenni, e accanto all’arte è apparsa la scienza fisica. L’arte, rappresentando le percezioni della coscienza, può disegnare l’idea universale di bellezza; la scienza fisica, portando le esperienze della ragione agli estremi limiti, scopre un’entità invisibile ed eterea simile al Pensiero: l’Energia madre di dio, padre dell’universo, il quale “disegna” con la bellezza tutta la natura visibile e invisibile. L’artista libero, finalmente, dalla “materialità”, con l’“energia” creativa del Pensiero, disegna il “pensiero” increato dell’Energia, cioè dio, e con esso giunge alla rappresentazione consapevole della bellezza.

Prima di rappresentare i segni estetici, l’arte ha chiarito che nel cosmo esistono due divinità complementari spontaneamente nate in assenza di volontà, l’increato dio dell’Energia e l’increato Dio del Pensiero. Il dio dell’Energia o “coscienza fisica”, testimoniato da ogni “particella” elementare, agisce nel limitatamente piccolo dell’universo; il Dio del Pensiero o coscienza umana, testimoniato dall’uomo, agisce nella luce dell’immensamente grande dell’universo. La loro complementarietà dipende dall’appartenere alla stessa categoria; entrambe le divinità o coscienze sono increate, sono quindi natura, e il loro “linguaggio” è rappresentativo dello spaziotempo. Soltanto l’increato Dio del Pensiero (la coscienza umana, dotata di ragione), può però esprimere ed esternare anche rappresentativamente ciò che l’increato dio dell’Energia (“coscienza fisica”) rappresenta. Il dio dell’Energia, con il sacrificio di se stesso, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine (“particelle” elementari) rappresenta ogni spaziotempo visibile e invisibile della natura che configura dall’atomo all’intero universo e tutti gli esseri viventi; il Dio del Pensiero cioè l’uomo che ha rivelato la sua coscienza, percepisce lo spaziotempo rappresentato dal dio dell’Energia e lo esprime con la ragione, traducendolo in parola e in verbo. Sancita la complementarietà tra dio e l’uomo, si decreta anche il Principio dell’esatta Conoscenza: ciò che l’uomo esprime si deve riscontrare nella rappresentazione di dio. Torna su

La fonte primigenia di ogni rappresentazione

Dopo la scoperta rappresentativa di dio dell’Energia, l’universo delle esperienze della ragione si estende sino ad includere quello percettivo della coscienza rivelata. Con dio dell’Energia, forma fisica che tutto configura, unifica e spiega, tutto è conoscenza, consapevolezza o esperienza. È semplice così riscontrare i significati percettivi relativi ai segni estetici o segni primogeniti che rappresentano le emozioni, le quali si dividono in sensazioni (libertà, bellezza seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni), “suggeriti” dalla coscienza umana. Dio rappresenta ciò che è amore, libertà, bellezza e seduzione.

Dio dell’Energia, rappresentato da ogni “particella” elementare, è la fonte primigenia di ogni conoscenza, anche di quella rappresentativa.

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Ogni “particella” elementare, esprimendo lo spaziotempo assoluto della natura, ossia l’universale (dio) che tutto configura, unifica e spiega, rappresenta la primigenia dei sentimenti e delle sensazioni.

  • I sentimenti: amore, ricordi e aspirazioni, sono percezioni della coscienza umana rappresentate in natura dall’interiorità dello spaziotempo assoluto di dio.
  • Le sensazioni: libertà, bellezza e seduzione, sono percezioni della coscienza umana rappresentate in natura dall’esteriorità dello spaziotempo assoluto di dio.

Scoperto dio dell’Energia, sorgente invisibile che dà significato ad ogni rappresentazione visibile, l’uomo o Dio del Pensiero, può disegnare consapevolmente ogni emozione (sensazioni e sentimenti) espressa dalla sua coscienza e può riconoscere il significato letterale dello spaziotempo, che rappresenta ogni particolare sia della natura, sia della ragione. L’artista e l’architetto, dopo la loro millenaria attività, finalmente sono consapevoli che ad ogni rappresentazione corrisponde un’espressione lessicale, e viceversa, che ad ogni lessico corrisponde una rappresentazione; finalmente rompono il velo sul significato percettivo di tutte le rappresentazioni, naturali o create, configurate da volumi, superfici, segni e colori. Convertite le percezioni della coscienza in esperienze della ragione, tutto diventa consapevolezza. La ragione figlia si identifica con la coscienza madre, e quindi con dio, e liberamente rappresenta nell’apparente natura visiva con i segni estetici la realtà delle emozioni, e con essi la bellezza. Torna su

Lo spaziotempo polare dei sentimenti

I sentimenti in natura sono rappresentati dall’interiorità dallo spaziotempo assoluto di dio, testimoniato da ogni “particella” elementare di energia; esso interiormente rappresenta la primigenia dell’“amore”, da intendersi come testimonianza sempre-presente posto a fondamenta della natura. Traducendo lo spaziotempo assoluto interiore delle “particelle” in linguaggio umanistico, si deduce che dio attraverso la continua testimonianza rigenerativa, rappresenta nel buio del limitatamente piccolo, come atto di potenza, la primigenia dello stato puro di due espressioni complementari dell’“amore”:

  • L’espressione dionisiaca del disordine creativo: l’eros dell’amore libero.
  • L’espressione apollinea dell’ordine creativo: l’agape dell’amore riflessivo.

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  • L’interazione tra l’“amore”, libero e riflessivo, configura generosamente tutto l’universo e noi.

L’“amore” sempre-presente dell’increato dio dell’Energia, “coscienza fisica”, dopo l’evoluzione fisico- chimica e biologica degli esseri viventi, configura l’encefalo plastico dell’uomo e si converte in Pensiero, testimoniato dall’increata coscienza umana.

  • Ciò che dio, “coscienza fisica”, rappresenta, è percepito dalla coscienza madre la quale cerca di rappresentarlo con la ragione figlia.

L’uomo attraverso la coscienza percepisce l’invisibile “amore” di dio e lo percepisce anche dall’ambiente in cui vive, quando osserva l’origine (O) attrattore e diffusore dello spaziotempo che può essere dappertutto, dove i segni e i contorni si incrociano. Con riferimento all’origine, l’uomo percepisce lo spaziotempo sempre-presente dell’amore, quello futuro delle aspirazioni e lo spaziotempo passato dei ricordi.

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L’uomo immerso nello spaziotempo polare rappresentato, ad esempio, da due superfici convergenti, oltre a percepire lo spaziotempo passato dei ricordi, quello futuro delle aspirazioni, percepisce la testimonianza rigenerativa dello spaziotempo sempre-presente dell’amore.

Lo spaziotempo polare rappresenta il sentimento dell’amore, cioè lo spaziotempo interattivo tra quello convergente all’origine, che rappresenta il sentimento dei ricordi (passato), e tra quello divergente dall’origine, che rappresenta il sentimento delle aspirazioni (futuro). Fil4.png

  • Ogni sentimento si rappresenta attraverso lo spaziotempo polare interiore di dio; ma ciò che dio rappresenta interiormente, con immanenza lo rappresenta esteriormente. In particolare:

Lo spaziotempo polare con l’origine posto in alto, esalta il passato, la storia, i ricordi; esso è rappresentato da volumi, superfici e segni convergenti, come quello delle piramidi, costruite su tutto il pianeta.

Lo spaziotempo polare con l’origine posto in basso, esalta il futuro, l’avvenire, le aspirazioni; esso è rappresentato da volumi, superfici e segni divergenti, come quello dei pendii delle montagne.

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Lo spaziotempo polare incluso tra le superfici curve (spaziotempo relativo) del corpo femminile, indipendentemente dalla funzione riproduttiva celata, rappresenta l’eros e l’agape dell’amore, cioè il desiderio che invoglia alla testimonianza rigenerativa dell’amore “carnale”.

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--- Significati percettivi dei segni polari rappresentati dallo spaziotempo interiore di dio ---

  • I segni divergenti esprimono il desiderio di testimoniare la vita, l’avvenire, il futuro delle aspirazioni.
  • I segni convergenti esprimono il desiderio di rigenerare la morte, la storia, il passato dei ricordi.
  • I segni polari, divergenti o convergenti, complementari a se stessi, inclusi in superfici estetiche relativizzate, esprimono l’eros e l’agape dell’amore.

Con la rappresentazione interiore dello spaziotempo assoluto di dio, si sono rivelati il significato dei segni, delle superfici e dei volumi; essi rappresentano i sentimenti dell’amore, dei ricordi e delle aspirazioni osservati in natura, e prima d’ora mai riconosciuti.

Le percezioni non visive della coscienza, cioè i sentimenti rappresentati dallo spaziotempo assoluto di dio, diventano esprimibili esperienze visive.

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Lo spaziotempo relativo delle sensazioni

Dopo aver esaminato lo spaziotempo polare interiore di dio, si esamina lo spaziotempo esteriore relativo alla sua superficie esterna.

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Se la bellezza è la rappresentazione esteriore dell’amore assoluto, con i seguenti segni estetici si rappresenta la primigenia della libertà, della bellezza e della seduzione. Per scoprire il significato percettivo della rappresentazione esterna di dio, poiché le percezioni non mutano se provengono da volumi, superfici o segni della stessa configurazione, a titolo esemplificativo si esamina il segno sinuoso passante alternativamente dalle origini e dai vertici della “particella”.

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Il segno sinuoso, tipico dell’onda elettromagnetica, può essere rappresentato con archi alternati ora sopra ora sotto l’asse rappresentativo di riferimento. Per comprendere il significato percettivo delle rappresentazioni seguenti, si esamina lo spaziotempo relativo del segno riferito ad un solo arco.

Spaziotempo relativo riferito ad un solo arco Fil9.png

  • All’interno dello spaziotempo concavo dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è inclusi o desiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’inclusione, che è imposta dalla rappresentazione.
  • All’esterno dello spaziotempo convesso dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è esclusi o indesiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’esclusione, che è imposta dalla rappresentazione.

In entrambi i casi, non si è liberi di scegliere se essere inclusi o esclusi, desiderati o indesiderati. L’oggetto della nostra osservazione, che può essere un arco, una cupola o un muro curvo, è determinato nel significato percettivo, ma non rappresenta la libertà. La libertà, quindi, non si rappresenta né con lo spaziotempo concavo né con quello convesso; si esamina quindi il segno riferito a due archi.

Spaziotempo relativo riferito a due archi Fil10.png

  • Osservando questa rappresentazione, si può essere inclusi/desiderati o esclusi/indesiderati, oppure inclusi/esclusi o desiderati/indesiderati nello stesso momento. In questo caso l’uomo, osservando sia lo spaziotempo concavo sia quello convesso, percepisce la possibilità di scegliere se essere incluso o escluso, desiderato o indesiderato. La possibilità di scegliere esprime e rappresenta la libertà.

--- Significati percettivi dei segni rappresentati dallo spaziotempo esteriore di dio ---

  • Il segno concavo esprime un’inclusione: chi lo osserva, è incluso o desiderato.
  • Il segno convesso esprime un’esclusione: chi lo osserva, è escluso o indesiderato.
  • Lo spaziotempo concavo-convesso esprime la libertà.

Gli opposti convessi e concavi interagenti rappresentano la libertà, ossia l’autodeterminazione pura dell’amore espresso dalla “coscienza fisica” e dalla coscienza umana. Non potendo esserci nel mondo dei sensi nulla di libero, è necessario che gli oggetti rappresentati attraverso qualcosa di esterno (“materia”) appaiano liberi alla coscienza (libertà del pensato e del pensante); conseguentemente l’oggetto, naturale o creato, deve essere libero nella rappresentazione. Nel superamento del mondo materiale trova riscontro tutto il valore della creatività degli artisti-architetti. Se la rappresentazione è affine alla libertà, allora si rappresenta l’autonomia estetica, che è la rappresentazione della bellezza.

  • La bellezza, è la libertà che si rappresenta nel mondo dei sensi.

La bellezza, già presente in natura e nell’opera d’arte, si riscontra osservando lo spaziotempo relativo esteriore di ogni “particella”. Quando la bellezza, rappresentata da volumi, superfici e segni, include la rappresentazione dell’amore, si rappresenta il più alto grado di bellezza: la seduzione.

  • Con i termini desiderato e indesiderato si accede nella sfera delle sensazioni rappresentate (libertà, bellezza e seduzione). Ogni sensazione si rappresenta attraverso lo spaziotempo relativo; ogni spaziotempo relativo rappresenta una sensazione.

Con la rappresentazione riferita allo spaziotempo esteriore, relativo a quello assoluto di dio, si sono rivelati i segni che rappresentano le sensazioni di libertà, bellezza e seduzione, già presenti in natura e prima d’ora mai riconosciuti.

Sono questi i significati percettivi dei volumi, delle superfici e dei segni, comprensibili dalla ragione quando si oltrepassa la dimensione dei sensi. Sono questi i significati percettivi dei segni estetici, che inizialmente selezionati dalla coscienza, hanno evoluto la bellezza del corpo umano, il contorno degli oggetti e l’opera d’arte. Sono questi i segni che armonizzano l’estetica rappresentativa di dio ben visibile nella bellezza del suo “Creato”.

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Le percezioni visive della coscienza, cioè le sensazioni, rappresentate esteriormente dallo spaziotempo assoluto di dio diventano esperienze visive facilmente esprimibili dalla ragione.

Lo spaziotempo relativo dei colori

Niente è casuale in natura, anche i colori riferiti alle onde elettromagnetiche manifestano i loro significati spaziotemporali. Non c’è niente di più “libero” in natura delle onde elettromagnetiche che viaggiano nel Cosmo. Fil12.png

Se un movimento si relativizza verso la medesima direzione spaziotemporale delle onde elettromagnetiche che compongono la luce, le onde poste dietro di noi si estendono facendoci percepire il colore rosso dello spettro elettromagnetico, mentre quelle davanti a noi si comprimono facendoci percepire il colore azzurro; le onde stazionarie, che viaggiano insieme a noi, ci fanno invece percepire il colore giallo.

Ogni colore fa riferimento alla sua ampiezza d’onda. Fil13.png

Sono questi i significati spaziotemporali dei colori fondamentali con i quali la natura dipinge le sue configurazioni. È questo il significato dei colori che riempiono la tavolozza degli artisti e, inconsapevolmente, anche la mente di chi osserva. Torna su

Lo spazio separato dal tempo

Si completa la ricerca sui segni estetici, considerando tutti gli aspetti dello spazio inerziale separato dal tempo, che per millenni ha illuso la ragione visiva. Questa separazione ha instradato l’uomo sulla via della conoscenza, ma egli non l’ha circoscritta alla semplice funzione di ordinare le sue attività: lo spazio per misurare distanze e il tempo per fissare appuntamenti. L’uomo è andato oltre; utilizzando lo spazio misurante per quantificare la “materialità” dell’egoismo umano ha discriminato la natura secondo necessità e profitti e ha utilizzato il tempo misurante spazializzato, inesistente in natura, per dividere l’uomo dall’uomo e per compromettere la sua sopravvivenza. Per l’ignoranza umana lo spazio e il tempo sono concepiti in modo assoluto, e l’energia come fonte di ricchezza; in natura invece, lo spaziotempo relativo ha un metro e un orologio elastico, lo spaziotempo assoluto di dio in ogni istante ha un metro che inverte l’ordine dei numeri e un orologio che inverte il senso delle lancette mentre l’energia, che è movimento, è fonte di libertà assoluta. La natura e dio non misurano e non discriminano. Fil14.png

L’uomo ha configurato lo spazio senza tempo attraverso gli assi cartesiani. Lo spazio cartesiano è una costruzione intellettuale inammissibile, perché lo spazio senza tempo in natura non è rappresentato, non esiste; anche per la coscienza umana è inammissibile, perché esso è sprovvisto di emozioni, di sensazioni e di sentimenti, privo di significati, privo della parola e del verbo di dio, privo della bellezza. Fil15.png

Per comprendere quanto appena affermato, si deve esaminare lo spazio cartesiano riferito al costruito del nostro vissuto quotidiano, cogliendone tutti gli aspetti derivanti dalla mancata rappresentazione del tempo. Lo spazio cartesiano si rappresenta attraverso la combinazione di due configurazioni intellettuali. La prima configurazione intellettuale inammissibile si riscontra nel parallelismo tra rette, che nella geometria euclidea è indimostrabile perché prive del tempo (postulato delle rette parallele). Tali rette pongono la loro origine nell’infinito immaginario.

  • Il concetto di infinito non si può identificare con lo spazio privo del tempo; l’infinito è la qualità rigenerativa dello spaziotempo assoluto, e soltanto in dio, l’infinito è rappresentato in modo finito.

La seconda configurazione intellettuale improbabile si riscontra nelle incommensurabili rette passanti per un punto posto nello spazio; da queste rette è stata scelta una sola terna che si incrocia a 90°, senza considerare le rimanenti. Per dimostrare quanto appena affermato, si sottopone all’analisi spaziotemporale lo spazio cartesiano. L’osservatore, pur sforzandosi di temporizzare lo spazio interno al parallelepipedo, riferendo agli angoli l’origine dello spaziotempo, non riesce a porre un’unica direzione spaziotemporale, così è annichilito lo spaziotempo naturale sempre-presente che impone un’unica direzione con riferimento alla sua origine. Lo spazio cartesiano è atemporale; in esso non si rappresenta il tempo delle emozioni, dei sentimenti e delle sensazioni. Perciò osservando il cubo, rappresentato in precedenza, non si avverte alcuna emozione. Lo spazio cartesiano dell’illusione, nato per misurare e discriminate, è diventato lo spazio dell’equivoco, dell’alienazione e delle malattie.

  • Non esiste lo spazio cartesiano in natura, così come non esiste il tempo lineare che scorre indipendentemente da esso.

La società occidentale basa su queste costruzioni intellettuali inammissibili la sua economia. È questa la causa della crisi più profonda della storia, che l’umanità sta ora vivendo. È la crisi della sopravvivenza che non ci fa ascoltare la coscienza e dio, ma che finalmente possiamo osservare. Torna su

Nasce la Filosofia Estetica Applicata

La rappresentazione consapevole del significato dei volumi, superfici, segni e colori, ha convertito tutte le percezioni della coscienza in esperienze consapevoli della ragione la quale lievita sino a coincidere con la coscienza stessa, vera ragione.

Finalmente l’universo esperienziale include quello percettivo e tutto diventa esperienza, sinonimo di coscienza. La consapevolezza rappresentativa dei segni estetici fa sorgere, finalmente, una nuova scienza: la Filosofia estetica di dio applicata all’arte, all’architettura e alla natura.

La neonata scienza, dissolvendo la crisi creativa dell’arte e dell’architettura, oltre a tradurre ogni segno rappresentato dalla natura e dalla mente in espressione, in parola e verbo, diventa propositiva e nell’apparenza della natura visibile rappresenta consapevolmente la realtà libera, bella e seducente dell’amore di dio sempre-presente, espresso da ogni coscienza umana. Fil16.png

L’artista e l’architetto consapevoli, che ogni rappresentazione ha un’espressione lessicale, che a ogni lessico corrisponde una rappresentazione, finalmente rompono il velo sul significato percettivo di tutte le rappresentazioni naturali e create; finalmente, pari a dio, rappresentano nell’apparente natura visiva il reale delle emozioni: i segni estetici della bellezza, della libertà creatrice.

La ricerca dell’arte e le sue scoperte

(La via sintetica della Conoscenza: La rappresentazione)

Finalità della ricerca: è di estendere l’universo esperienziale della ragione sino a includere quello percettivo della coscienza; in altre parole sconfiggere l’indeterminazione creativa, rivelando i segni della libertà, della bellezza e della seduzione, percepiti dalla coscienza e mai rappresentati consapevolmente dalla ragione. Occorre, quindi, scoprire la rappresentazione dell’universale invisibile (dio) per conoscere realmente il particolare visibile.

Laboratorio della ricerca: la mente umana. L’universo esperienziale della ragion pratica (mente) indaga l’universo percettivo della coscienza (natura). La coscienza poiché nasce in assenza di volontà è natura, quindi, fonda le sue percezioni sulla rappresentazione reale dello spaziotempo, che l’uomo deve tradurre in parola e verbo per non amputare la propria esistenza.

Entità naturali della ricerca: energia, spazio e tempo. Come in natura l’energia muove lo spazio (quantità) modellandolo con il tempo (qualità), così la coscienza fonda le sue percezioni e rappresentazioni sullo spaziotempo unificato (spazio modellato dal tempo).

Strumenti della ricerca: il segno della matita e il foglio bianco.

Il primo obiettivo è: rappresentare visivamente lo spaziotempo unificato indagando la coscienza umana.

  • La scoperta della forma significato:
  1. Rappresenta lo spaziotempo dinamico della Coscienza riferito all’ambiente visivo apparentemente statico;
  2. Rappresenta lo spaziotempo dei sentimenti, il passato dei ricordi, il futuro delle aspirazioni, il sempre-presente dell’amore;
  3. Traduce la rappresentazione dello spaziotempo naturale in termini del linguaggio umanistico, in parola e verbo;
  4. È la chiave che apre lo scrigno della conoscenza non visiva;
  5. Rappresenta la “tecnologia” dell’invisibile.

Il secondo obiettivo è: riscontrare in natura lo spaziotempo rappresentato dalla forma significato.

  • La scoperta della forma fisica:
  1. Rappresenta lo spaziotempo assoluto della fisica;
  2. Rappresenta dio dell’Energia testimoniato da ogni “particella elementare”;
  3. Esprime l’universale della natura che configura, unifica e spiega tutto di ogni particolare visibile e invisibile;
  4. Rivela la complementarietà dei due misteri, la “coscienza fisica” (dio dell’Energia) e la coscienza umana (Dio del Pensiero);
  5. Unifica l’universo fisico, biologico e della mente;
  6. Unifica le vie della conoscenza le quali scoprono in dio dell’Energia, la sorgente comune;
  7. Rivela il primo principio universale della rappresentazione fisica o di Simmetria degli Eventi;
  8. Individua i tre livelli dell’architettura reale del linguaggio parlato (apparente, relativo, assoluto);
  9. Esprime la “filosofia della natura”;
  10. Decreta l’inscindibilità in politica dell’etica/sociale dall’estetica/liberale;
  11. Converte il credere con la fede all’esistenza di dio in credo con la ragione;
  12. Rivela il progetto de “Lo Stato Provvidente”;
  13. Individua il primo livello indifferenziato della natura, quello fisico (“coscienza fisica” o dio dell’Energia), che si aggiunge al secondo quello biologico (cellule staminali) e al terzo quello intellettivo (coscienza umana o Dio del Pensiero);
  14. Decreta il principio dell’esatta conoscenza (ogni veritiera espressione, in dio dell’Energia riscontra la rappresentazione);
  15. Completa i livelli espressivi, rappresentativi e testimoniativi della fisica e La Conoscenza Generale della Natura:
NATURA IMMANENTE  
  • livello assoluto (energiaspaziotempo) o della rivelazione;
  • livello relativo (energia – spaziotempo) o del divenire;
  • livello visivo (energia – spazio – tempo) o dell’illusione.

MENTE TRASCENDENTE

Il terzo obiettivo è: convertire l’universo percettivo in esperienziale. La scoperta dei segni estetici:

  1. Rappresentano in modo consapevole ogni particolare della natura visibile e invisibile;
  2. Rappresentano i sentimenti dei ricordi, delle aspirazioni e dell’amore;
  3. Rappresentano le sensazioni di libertà, bellezza e seduzione;
  4. Ogni rappresentazione visibile e invisibile è tradotta espressivamente nel suo significato letterale;
  5. Rappresentano l’architettura spaziotemporale che caratterizzerà il terzo millennio;
  6. Estendono la bellezza della natura;
  7. L’universo esperienziale della ragione include quello percettivo della coscienza. Tutto è ragione.

L’uomo con La “suprema ricerca” dell’Arte ha raggiunto il massimo grado di consapevolezza. Nasce la filosofia teologica del reale, applicata alla conoscenza e alla rappresentazione.

– Fine prima fase della ricerca –

Autore

Raffaele Baglivi, da studente di Architettura presso l’Università “La Sapienza” di Roma, inizia una ricerca per rendere visibile l’invisibile spaziotempo della natura; i risultati conseguiti diventano oggetto della tesi teorica titolata “Viaggio nello spaziotempo della natura” con la quale si laurea.

Architetto e artista, coniuga la sua attività professionale portando con la sua ricerca, sperimentando rappresentativamente lo spaziotempo in tutti i suoi aspetti fisici, filosofici e teologici.

Numerose le opere artistiche e architettoniche attraverso le quali verifica la ricerca raccolta nell’inedito La “suprema ricerca” dell’Arte, in parte pubblicata nel volume Lo scrigno della Conoscenza assoluta (Congedo Editore 2010).

Nel 2012, con l’inedito “l’Arte scopre l’Invisibile“ e nel 2013, con l’inedito “La dottrina della ragione” la ricerca sfocia nel progetto ambizioso de “Lo Stato provvidente” che vede protagonista l’uomo reale del terzo millennio giustiziere dei peccati e diretto protagonista della storia.

Con “Lo Stato provvidente” l’architetto rende reale il fine teologico della ricerca artistica e, con la divulgazione dei siti www.ladottrinadellaragione.it, www.lafilosofiadellanatura.it e www.filosofiaesteticaapplicata.it, rende pratico il suo impegno sociale, ravvisando il Nuovo umanesimo e la Nuova Evangelizzazione della quale si ha estrema necessità.

Dopo aver dato soluzione all’indeterminazione creativa e ai paradossi della Conoscenza e dell’esistenza umana, l’architetto artista sta preparando una mostra pittorica sull’invisibile. In questa mostra le vie della conoscenza, l’arte, la fisica, la filosofia, la teologia e l’architettura si fondono insieme in un itinerario pieno di emozioni, sensazioni e sentimenti, raccontate con la parola e il verbo di dio: amare.

Percezioni

Coscienza e ragione:percezioni ed esperienze

La coscienza,è la vera ragione invisibile, è l’esperienza non visiva più autorevole della mente, è il Pensiero che si testimonia e rivela l’esistenza di dio; essa è increata e nasce spontaneamente in assenza di volontà dall’autoregolamentazione di tutte le esperienze, conoscenze e percezioni. La coscienza perciò è natura, esprime lo spaziotempo assoluto di dio che cerca di rappresentare stimolando la ragione; essa, essendo natura, svolge un’azione rappresentativa con l’ambiente visivo attraverso le percezioni; considera, cioè, lo spaziotempo rappresentato dagli oggetti naturali o creati dall’uomo e, confrontandolo con quello che essa stessa esprime, lo traduce in emozioni.

Le percezioni sono esperienze messaggere ancora non del tutto comprese dalla ragione, limitata dal senso della vista; si distinguono in visive e in non visive e comprendono la percezione di dio espresso dalla coscienza stessa, la quale, poiché è natura, si rappresenta attraverso l’ancora sconosciuto spaziotempo sempre-presente.

Le percezioni visive collegano l’oggetto, naturale o artificiale, con la coscienza; più precisamente, sono esperienze rappresentative non ben comprese dalla ragione, che dall’ambiente pervengono alla coscienza. Tutti gli oggetti sono rappresentati da volumi, superfici e segni spaziotemporali che la coscienza traduce in percezioni di sensazioni (libertà, bellezza, seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni), ma dei quali ancora non si conoscono con la consapevolezza della ragione i loro significati letterali, indispensabili perché traducono lo spaziotempo fisico rappresentato con qualcosa di esterno in linguaggio umanistico, in parola e verbo. I segni estetici sono già presenti sia in natura sia nell’opera d’arte, selezionati inconsapevolmente dalla coscienza.

Le percezioni visive, quindi, sono messaggere di sensazioni e sentimentiprovenienti da volumi, superfici e segni che rappresentano lo spaziotempo di tutto ciò che si osserva, dall’insieme degli “oggetti” naturali e degli esseri viventi all’insieme delle creazioni intellettuali visibili. Le percezioni visive sono portatrici di un messaggio educativo se provengono dai segni estetici evolutisi nelle configurazioni della natura e nel susseguirsi delle opere d’arte e sono, quindi, concordi alla coscienza; il messaggio invece è diseducativo se i segni, rappresentati dalla forza incontrollata del Pensiero, non corrispondono al principio di libertà, bellezza e amore “suggeriti” dalla coscienza. La percezione visiva sottintende, a livello delle cellule nervose, operazioni selettive indispensabili per il riconoscimento degli oggetti e per la valutazione delle sensazioni e dei sentimenti provenienti da essi.


Ogni oggetto si riconosce quando le sue proprietà ci permettono di distinguerlo dagli altri.


La prima operazione è il processo di riconoscimento, che isola l’oggetto dallo sfondo, identificandone i soli contorni. Il segno che divide l’oggetto dallo sfondo, infatti, ha carattere peculiare. In prima analisi si individua il contorno dell’oggetto; se esso si muove (o è la nostra testa a farlo) è possibile distinguerlo dallo sfondo grazie al movimento continuo verso la stessa direzione di tutti i suoi contorni. In seconda analisi, se l’oggetto è immobile, esso si distingue dal colore, dalla luminosità e dalle sue proprietà spaziali. Per la coscienza preposta al giudizio, non è importante la materia che configura l’oggetto, poiché può giudicarlo indipendentemente da ciò che lo costituisce, ma ciò che è fondamentale è il segno ovvero il solo contorno.

La seconda operazione è il processo di valutazione, che esamina il sentimento o la sensazione che proviene dal segno. Con l’analisi del segno, la coscienza oltre ad esaminare l’universo degli oggetti visibili, giudica il loro fascino poiché coscienza, libertà, bellezza e amore sono un tutt’uno. L’oggetto, attraverso la percezione del segno, infatti, è giudicato dalla coscienza, che decide se è più bello di un altro oggetto appartenente alla stessa categoria.

Prima della scoperta di dio dell’Energia, il quale tutto configura, unifica e spiega, la coscienza ha esaminato ed evoluto i segni estetici della libertà, della bellezza e dell’amore senza implicare consapevolmente la ragione; con i segni estetici riscontrati in dio l’analisi è espressa in modo consapevole dalla ragione, che coincide quindi con la stessa coscienza.


Le percezioni non visive sono esperienze di emozioni della coscienza non ben comprese dalla ragione e che pervengono all’ambiente. Le percezioni non visive della coscienza sono portatrici dei messaggi propositivi. Con tali messaggi la coscienza ha determinato imperativamente la ragion pratica degli artisti a rappresentare, attraverso l’ideale contorno dei segni estetici, la tensione d’amore di dio libero, bello e seducente che essa stessa rappresenta. I segni estetici che esprimono l’amore libero, bello e seducente, ben visibili nella dimensione dei sensi, sono stati rappresentati inizialmente dall’incommensurabile varietà rappresentativa della natura, sono stati selezionati dalla coscienza umana, e poi rappresentati inconsapevolmente della ragione. Tra le percezioni non visive, esiste quella propria della coscienza umana che “spinge” la ragione pratica dell’artista a rappresentare nel particolare dell’opera d’arte, attraverso segni, superfici e volumi estetici, lo spaziotempo universale della bellezza e dell’amore.

La ragione, dopo aver svelato tutto l’universo percettivo traducendo lo spaziotempo rappresentato e testimoniato dai segni estetici in parola e verbo, s’identifica alla coscienza madre: tutto è ragione, esperienza e coscienza, la quale assume finalmente il vero significato della consapevolezza.

È la consapevolezza dei significati espressivi delle rappresentazioni che convertono le percezioni in esperienze. Ci sarà alla fine della ricerca, quindi, un accordo ultimo tra segni rappresentati dalla ragione e quelli proposti dalla coscienza, un accordo tra mente e natura, tra l’uomo e dio.

La ragione nasce, nell’apparente stato di assoluta evidenza visiva, come sottoinsieme della coscienza madre in grado di ricordare, ordinare, collegare ed esprimere esperienze pratiche e teoretiche visivamente osservate (ragione visiva). Poi, artefice dell’indagine sulla natura, è costretta a oltrepassare il limite del senso della vista (ragione non visiva) e a sperimentare la natura invisibile per conoscerla e rappresentarla.


Esperienze pratiche: attività quotidiane consapevoli della ragione, con le quali si sperimentano anche esperienze teoretiche.

Esperienze teoretiche: attività consapevoli della ragione con le quali s’ipotizzano procedure sperimentali di esperienze pratiche.

Una volta superato il limite del senso della vista, per ragionare correttamente, occorre prima conoscere l’esatta rappresentazione spaziotemporale dell’“oggetto” invisibile e dopo tradurre la sua rappresentazione in espressione, cioè in parola e verbo.

Per trascinare in modo pratico la ragione a identificarsi con la coscienza (vera ragione) e quindi con dio, è fondamentale rappresentare unitamente i termini che configurano tutti gli “oggetti” visibili e invisibili della natura, energia, spazio e tempo, per poi tradurli rispettivamente in pensiero, parola e verbo.

Questo compito è stato svolto brillantemente dall’arte che ha invertito i termini della ricerca: invece di sperimentare l’Energia per conoscere come si rappresenta dio, sperimenta la rappresentazione per osservare e conoscere dio.